La massima espressione delle capacità realizzative Aricar, fu rappresentata negli anni di introduzione delle ambulanze sul mercato nazionale, prodotte in singoli esemplari (no produzione di serie), grazie all’artigianalità di carrozzieri, decoratori, tappezzieri ed elettricisti, abbandonamndo quasi completamente l’era della carrozzeria pesante.
Ogni singola ambulanza prodotta, infatti, comprendeva operazioni produttive in fasi, tutte accumunate dal coordinamento di un capo turno che gestiva, insieme ad un team mediamente composto di 3 persone, le lavorazione prima di iniziare il processo successivo gestito dall’altro team; importante segnalare come, in ogni team di lavoro, operava sempre un ragazzino apprendista che, a rotazione, imparava ogni singola fase alternando settimane in supporto ai vari team.
Iniziando dalla lastratura, comprendente i tagli strutturali e l’applicazione mediante saldatura delle parti metalliche preparate in azienda, per passare all’area di cablaggi elettrici caratterizzata dalla stesura di impianti preparati a banco secondo lo schema di “distensione complanare” su di un tavolo opportunamente attrezzato.
Lo step successivo racchiudeva la maestria artigiana dei tappezzieri che, preventivamente all’applicazione dei componenti di interni, applicava a caldo le tappezzerie nautiche a rivestimento delle lamierature del vano passeggeri e del tetto cabina. Terminate queste fasi, il mezzo veniva spostato nelle aree produttive dove gli allestitori, iniziavano il lungo lavoro di completamento con il montaggio delle parti facenti parte l’area sanitarie; nel contempo, gli elettricisti ultimavano connessioni di potenza e di servizio prima della fase finale di decorazione grafica e test pre-consegna.
Processi completi della durata di almeno 400 ore, sempre gestiti con un criterio di qualità e controllo senza possibilità, data la diversità dei modelli, di creare linee di montaggio; solo qualche anno dopo, con l’arrivo dell’ABS e del concept modulare degli interni, si parlerà di linea di montaggio, abbattendo di oltre un 50% i tempi di produzione. I modelli prodotti all’epoca, dei quali alcuni ancora circolanti, racchiudono la maestria artigana figlia della storia, cioè da quel lontano 1951 in cui i soci fondatori tramandarono negli anni la manualità tipica delle carrozzerie emiliane, adeguando le richieste dell’ambito medicale in applicazioni fatte di materiali nobili come acciaio, alluminio e ottone.
Anche per questa ragione, le lavorazioni dell’epoca prevedevano semilavorati prodotti internamente in un area di carpenteria (ormai dismessa) e di verniciatura (oggi di molto ridimensionata), quasi grande come le linee odierne di lavorazione.