Nel Febbraio 2003, prima ancora che il progetto aziendale olmedo fosse neppure abbozzato sulla carta, quasi casualmente il logo Olmedo prende forma, destando poi negli anni a venire tanta ammirazione per semplicità, significato intrinseco, bellezza dello style. La storia narrata da Luca, conferma che nell'ormai definitiva decisione di iniziare una nuova attività insieme al padre lasciandosi il passato alle spalle, (in quello che sarebbe divenuto di lì a poco un progetto ambizioso ma ancora con basi precarie se non attribuibili alla determinazione dei 2 fondatori Giuseppe e Luca), non si avesse ancora deciso e neppure pensato alle 2 componenti chiave per l'avvio di ogni società: il nome ed il logo. La scelta del nome della società decisa di lì a poco fu "semplicemente" un'attribuzione di rispetto, riconoscenza ed affetto a chi, più di 50 anni prima, diede il via a tutto, e che solo grazie a Lui ci si trovava a discutere una nuova società legata a questo ambito di carrozzeria.
Differentemente dalle usuali attribuzioni del cognome, con la scelta di "nominare la società a favore del nonno", si decise di utilizzare il nome proprio e non il cognome; questo sia data la singolarità del nome Olmedo di fatto "raro e particolare", sia perché, a distanza di quasi 30 anni dalla morte (avvenuta nel 1976), per le tante persone ancora a Lui legate da riconoscenza e rispetto, sarebbe stato come "la rinascita del Presidente". Un elogio importante anche per la consorte di Olmedo, Ida Bonacini, a quel tempo ancora in vita e settimanalmente presente in azienda, che si fregiò con orgoglio fino alla Sua scomparsa avvenuta nel 2004, di un riconoscimento affettivo rivolto al marito scomparso bel 26 anni prima.
Deciso così il nome (job-one), ci si preoccupò della definizione del logo dell'azienda; non si trattava semplicemente di definire un elemento riconducibile al settore automotive, ma ad aspetti ben più profondi che radicavano le proprie radici a valori famigliari più che ai soli elementi professionali. Gli aspetti "tecnici", tennero conto di alcuni bullet points che di fatto rappresentarono "l'analisi dello scopo" del marchio:
- a che tipologia di veicolo attribuire il marchio
- in che modo attribuirne una estetica diversa dagli usuali marchi in ambito carrozzeria
- come creare qualcosa che, tradotto in adesivo, stesse bene sui veicoli
- come riuscire, sempre se possibile, ad unire la parte grafica del logo a quella testuale del nome
- come costruire il tutto con un pc portatile e programma Paint (non esisteva ancora alcun contatto ne con grafici ne con professionisti di questo ambito non essendo ancora nata la società e le conoscenze informatiche di Luca si limitavano all'uso di Word e Publisher)
Il tutto si concretizzo con un po' di prove, stampe, ragionamenti e schizzi a mano libera, fino all'intuizione di utilizzare le due lettere inizialei del nome del nonno come ruote di un "ipotetico veicolo". Secondariamente il focus si spostò sul trovare la forma per unirle con una siluette superiore che non fosse una "pura" linea continua ma un arco o qualcosa di simile, in modo da dare un po' di "dinamismo" al marchio altrimenti statico. Nei vari tentativi di unione tra le 2 lettere "O", Luca utilizzò la linea di disegno che richiede, per concluderne il tratto, un doppio click del mouse; non avendo però dimestichezza alcuna nell'uso di questo programma di disegno, il tratto proseguì seguendo un profilo "mosso" fino ad un doppio click casuale che culminò esattamente sopra alla seconda lettera "O", ultimando un tratto stilistico quasi identico all'attuale... Il tutto quasi casualmente.
Di qui immediatamente la scelta di renderne più aerodinamico lo style (pochissime varianti grafiche a quella linea che di fatto rappresentava già uno stile da vettura sportiva), di sostituire alle gomme rotonde le 2 gomme quadrate con carattere "Bank Ghotic" (diverso dalle "comuni ruote" già adottate in migliaia di marchi automotive) e a quel punto di provare ad inserire le rimanenti lettere per completare la scritta "Olmedo". La linea continua orizzontale che rappresenta "il pianale del veicolo", venne aggiunta due settimane dopo per completare la macchina che, a detta di Giuseppe, se anche lenta (perché con gomme quadrate), "doveva avere un piano su cui appoggiare i piedi" (ecco la scelta di aggiungere l'ultimo elemento distintivo del logo).
Importante segnalare i tanti riconoscimenti pervenuti per la bellezza e l'essenzialità del marchio Olmedo, ancor oggi mantenuto ed adottato nelle definizioni grafiche d'insieme (nell'usualità fu introdotto un logo "commerciale" dall'avvento della SPA, con style rettangolare più indicato per utilizzo web, carta intestata, ecc...); al di là dei tanti favori estetici pervenuti, il vero valore del marchio "macchinina" sta tuttavia nel significato morale che si cela dietro al nome e nella semplicità ed umiltà con cui è nato senza presunzione alcuna di imporsi come "nome storico" in una scena nazionale dove, di fatto, si poneva seppur con un "nome importante" come l'ultimo arrivato.